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Facciamo il punto sulle ferite

Una visione d'insieme delle ferite psicologiche


Siamo arrivati alla fine del nostro viaggio insieme sulle ferite psicologiche.

 

All’inizio dell’anno abbiamo visto cosa si intende in generale per ferita psicologica e poi, nel corso di questi mesi, abbiamo fatto lo zoom su 7 ferite in particolare.

 

Ti metto qui una sorta di schema che te le riassume un po’!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non ho certo avuto la presunzione di essere esaustiva o troppo specifica nella mia trattazione, proprio perché l’intento era solo quello di darti un “assaggio” delle possibili forme di sofferenza che viviamo tutti nel nostro quotidiano e, magari, aiutarti a conoscerle meglio e a conoscerti meglio.

Come avrai compreso se hai letto i miei articoli, quando ci sono di mezzo delle ferite psicologiche dobbiamo ragionare più in termini di cura che di guarigione. Una ferita psicologica lascia delle cicatrici che difficilmente andranno via, per cui se parliamo di guarigione la cicatrice è un qualcosa che non guarisce.

Ma la cicatrice è il ricordo di una ferita, il segno tangibile che qualcosa ha lacerato la tua pelle in un dato momento ma che ora quel qualcosa non ci fa più male, non sanguina più, si è rimarginato.

In questo caso, parlare di prenderci cura delle nostre ferite psichiche è, forse, più calzante: ci prendiamo cura di un qualcosa quando lo abbiamo a cuore, quando ce ne ricordiamo, quando lo avviciniamo con delicatezza e rispetto, quando gli dedichiamo del tempo.

 

E delle ferite psicologiche non puoi fare altro che prendertene cura.

Come? In primis, riconoscendole e guardandole, anche se all’inizio può fare molto male. Poi, permettendo loro di parlare, di raccontare la storia che hanno da raccontare, di “drenare” un dolore. Perché se lasci che il dolore di quella ferita resti dentro di te non ti permetti di elaborarlo, ma lo soffochi e basta paralizzandolo chissà dove.

Credo fermamente che il dolore che abbiamo vada, invece, tirato fuori, accolto e abbracciato: solo così puoi passarci attraverso e superarlo. Il dolore è una sorta di energia dentro di noi che va drenata, nel senso di smossa, trasformata in vissuto momento dopo momento, e “scaricata” poi.

 

Ecco che, allora, dentro o fuori la stanza di terapia curare un ferita psicologica vuol dire prendersene cura, guardarla e accoglierla per ciò che è, senza nascondersi. E, solo dopo questo passaggio, una ferita si cura nel momento in cui le diamo la legittimità di esserci, e il giusto rispetto e ascolto.

Le nostre ferite meritano di avere voce e di trovare un orecchio che le ascolta permettendo loro di integrarsi nei nostri vissuti e, in ultimo, nella nostra storia di vita. Credo tanto che se una ferita può essere messa in parole può essere curata, cioè può medicarsi e, infine, cicatrizzarsi.

Resta la cicatrice, è vero, quindi da una ferita psicologica forse non si può guarire mai se usiamo questa parola in senso stretto.

Ma se la curi, quella ferita non ti farà più male e potrà essere una sorta di “bagaglio” che ti porti dietro nella vita e che ti aiuterà, paradossalmente, nelle puntate successive di questa storia chiamata esistenza.

 

 

 

 

 

 

Un caldo benvenuto a chi è approdato per caso su questa pagina e a chi ci è arrivato di proposito, insieme ad un grosso arrivederci a chi vorrà tornare a trovarmi.