Uno sguardo sulla ferita del Tradimento
Immagina di dover stare sempre sul chi va là: hai la sensazione di non poterti fidare degli altri, e questa sensazione si generalizza a qualsiasi ambito.
Ti approcci alla vita e alle Persone con il mantra del “colpevole fino a prova contraria”, un po’ l’opposto di ciò che dovrebbe essere.
Per esempio, sul lavoro fai molta fatica a delegare perché hai la profonda convinzione che gli altri non faranno bene il lavoro o, ancora peggio, faranno in modo di fregarti rigirando su di te le responsabilità dell’errore.
Oppure, in famiglia tendi a non fidarti di ciò che ti dicono i tuoi figli, magari adolescenti, e vedi ovunque incongruenze o bugie.
Con gli amici sei spesso critica/o e non perdi occasione per sottolineare qualsiasi episodio nel quale ti sei sentita/o tradita/o o nel quale hai fatto bene a non fidarti del tutto.
Potremmo riassumere il tuo atteggiamento verso la vita con la frase “occhi sempre bene aperti”: non ti puoi rilassare, non riesci a chiudere gli occhi e affidarti, proprio perché è come se dovessi stare sempre in allerta di fronte ad una possibile minaccia o attacco.
Ciò che caratterizza questa ferita è, però, il fatto che la minaccia sono gli altri. Non è ciò che può capitarti ad essere pericoloso (in tal caso saresti più ansiosa/o o al massimo dipendente), ma la minaccia per te arriva proprio dal genere umano. E la cosa, purtroppo, ancora più amara è che spesso il grado di vicinanza o intimità non fa alcuna differenza, anzi rende tutto paradossalmente ancora più minaccioso.
Il tuo modo di essere e vivere è legato ad una ferita molto profonda, quella del Tradimento. E se hai sperimentato un tradimento della tua fiducia a qualche livello, magari da chi era molto vicino a te, ecco che il dolore è così grande che si trasforma in allerta e controllo.
Ma andiamo a vedere da dove arriva tutto ciò!
Andiamo alle origini
Da cosa può essere causata questa ferita?
Un bambino, ancora di più se molto piccolo, si affida in toto alla sua figura di riferimento per crescere e svilupparsi al meglio. E, per farlo, ha bisogno di presenza emotiva, di calore, ma soprattutto di sicurezza fisica e psicologica: la presenza di un genitore adeguato dovrebbe trasferirgli il messaggio <<sei al sicuro con me>>.
A volte, purtroppo, questa sicurezza manca e il bambino si ritrova a sperimentare che il proprio “protettore” è nello stesso tempo il suo carnefice.
Se andiamo ad un estremo molto grave ritroviamo, in tal caso, tutti i casi di abuso fisico, sessuale o psicologico oppure, per rimanere un attimo più “soft”, possiamo riferirci a tutti quei casi in cui il bambino non si è sentito protetto dal genitore o, ancora peggio, si è sentito proprio tradito.
Sentirsi traditi può avere a che fare con una manipolazione o una strumentalizzazione di qualche tipo: esempio, “uso” mio figlio per fare la guerra al mio ex marito, oppure anche se non condivido alcuni metodi educativi del mio partner lo lascio fare girandomi dall’altra parte per avere io vita facile e non andare allo scontro.
Un altro esempio può essere quello di un genitore che mente al figlio, che usa i suoi punti deboli per un suo vantaggio o che non mantiene le promesse.
Altro tema importante può essere quello della trascuratezza a più livelli o dell’abbandono: è molto frequente, infatti, che le ferite si mischino tra loro senza avere dei confini così netti e definiti.
Sentirmi abbandonata/o emotivamente o anche fisicamente da un genitore può anche generare in me un senso di profonda sfiducia e tradimento: anche in questo caso, la Persona che doveva darmi sicurezza e calore è la stessa che, per vari motivi, mi abbandona o mi trascura.
Da qui inizio a crescere con due idee di base: la prima è che se la mia figura di riferimento mi fa del male sono io che non vado bene o non sono così di valore; la seconda idea che si radica dentro è che non posso fidarmi di nessuno, e che devo proteggermi continuamente dai possibili attacchi che arriveranno dagli altri.
Ed ecco che, come vedremo meglio nel prossimo paragrafo, adotto una strategia ben precisa: il controllo. Con l’illusione di arrivare preparata/o al prossimo attacco, inizio a “congelarmi”, nel senso che mi metto una maschera di freddezza che mi rende apparentemente insensibile alle delusioni, a tratti quasi cinica/o e incattivita/o, estremamente focalizzata/o sul trovare il marcio in ogni situazione per proteggermi dallo stare male.
Segni e segnali
Le nostre ferite lasciano dei segni evidenti, nel corpo nella psiche e nelle relazioni.
Una fetta importante del mondo della psicologia sostiene che il corpo sia il teatro d’azione della maggior parte delle nostre ferite e dei nostri traumi. Questa è in sostanza la posizione della psicosomatica, della bioenergetica e di tutti quegli approcci che mettono anche il corpo al centro dell’osservazione e dell’intervento sulla Persona.
Posizioni molto attuali, che ci insegnano a guardare il corpo e i suoi segni, come anche tutti i “malesseri” fisici, con un’attenzione particolare alle loro origini psichiche.
Ritorno a citare il libro di Lise Bourbeau, nel quale lei descrive i tratti fisici e le malattie più frequenti di chi vive la ferita del Tradimento.
Prendi tutto questo con le pinze, ovviamente. Ognuno di noi è unico e ha la sua storia, che non può ridursi ad una forma del corpo o ad una lista di sintomi ma, senza dubbio, ci sono degli aspetti caratteristici che ci possono aiutare a leggerci anche dal punto di vista fisico.
Secondo questa autrice, la caratteristica principale del corpo di queste Persone è la “sfrontatezza”. Sono Persone che hanno un corpo possente, forte, fiero, che ti viene incontro quasi come fosse una sorta di armatura pronta ad attaccare.
La maggior parte delle volte il corpo è “sproporzionato” nella zona delle spalle per gli uomini e in quella dei fianchi nelle donne, nel senso che negli uomini le spalle sono più larghe delle anche e nelle donne viceversa.
L’impressione generale è quella di un corpo teso e in controllo: anche qui non è infrequente trovare rigidità mascellare, glutei contratti, schiena e collo rigidi. Il loro sguardo è penetrante, a tratti seducente, e vivo, come se tenessero gli occhi bene aperti per controllare l’ambiente.
Infine sono Persone soggette a disturbi che hanno a che vedere con il controllo o la perdita del controllo, possono soffrire di malattie il cui nome finisce per “ite” (gastrite, artrite e via dicendo), e possono anche essere soggette a stress.
Se andiamo a vedere i segni psichici più evidenti di questo tipo di ferita, ritroviamo in primis un forte bisogno di controllo: tutto deve essere sotto mano, dalle cose più concrete alle relazioni. Nulla può sfuggire all’occhio attento di chi ha questo tipo di ferita e, proprio per questo, il risvolto più frequente di chi vive questo dramma è l’impossibilità di rilassarsi e provare piacere.
Essendo sempre state abituate a controllare tutto, queste Persone tendono anche a proiettarsi sempre nel futuro, non riuscendo minimamente a viversi il presente: infatti, se devo anticipare una possibile minaccia che arriva dagli altri, dovrò per forza “giocare d’anticipo” figurandomi tutti i possibili scenari negativi e prepararmi per tempo al contrattacco.
Vista così può sembrare davvero una sorta di guerra, e il dramma di chi ha questa ferita è esattamente questo: vivere con un’allerta costante, non riuscire mai o quasi a rilassarsi in situazioni in cui ci sono gli altri, fare continui pensieri intrusivi che ti dicono che non devi fidarti.
Vicino all’aspetto del controllo troviamo anche quello della rigidità: nell’essere Persone controllanti, infatti, è possibile che siano anche molto inflessibili. Per poter controllare buona parte di ciò che sei e che fai, infatti, è molto probabile che tu cresca particolarmente capace e “sul pezzo”.
Questo perché se non sbagli è più probabile che non perdi il controllo e, di conseguenza, è più probabile che gli altri non ti feriscano perché non ti trovano impreparata/o e “debole”.
A livello interno sono Persone che tendono a bloccare le emozioni in genere, apparendo quasi “meccaniche” e senza cuore nel loro modo di porsi.
In realtà dentro di loro succede, spesso, il contrario, ma è come se per proteggersi avessero imparato ad essere impassibili, a dare l’idea che nulla li tocchi. Hai presente la tipica immagine di Persona che definiresti scorbutica? A volte il messaggio che arriva all’esterno è proprio quello di non accoglienza, di distanza, di rabbia e fastidio, come se guardassero gli altri in maniera quasi torva pesandoli con gli occhi.
E qui veniamo ai segnali relazionali tipici di chi ha questa ferita: l’altro è qualcuno di cui non ci si può fidare. E più c’è il rischio di creare una relazione intima, più il pericolo aumenta e le difese si alzano. Purtroppo chi ha questo tipo di ferita tende a sabotare le relazioni profonde: appena percepisce la possibilità che quella data Persona sia adeguata e protettiva parte un qualcosa dentro che manda tutto all’aria facendola allontanare.
E’ molto difficile che chi ha un vissuto di sfiducia riesca ad aprirsi davvero con l’altro, ancora meno che riesca a mostrarsi vulnerabile o bisognoso di vicinanza. E’più facile, invece, mettersi la maschera dell’indifferenza o, ancora peggio, del disincanto e della crudezza.
Morale, dall’essere state “vittime” può succedere che le Persone con la ferita del Tradimento diventino a loro volta carnefici: non è infrequente trovare comportamenti manipolatori o non proprio corretti, o imbattersi in situazioni nelle quali tutto il dolore vissuto in precedenza inasprisce delle rigidità invece di scioglierle.
E, per reazione, ci si ritrova a rispondere al proprio dolore causando altro dolore, quasi con l’intento di ripagare con la stessa moneta chi ti ha fatto soffrire: il problema di tutto questo è che, molto spesso, comportandoci come si è comportato il nostro carnefice non facciamo altro che peggiorare le condizioni della nostra ferita.
Prendersi cura della ferita del Tradimento
Come puoi bene immaginare non ci sono miracoli o ricette precostituite per curare le tue ferite. Quello che si può fare è imparare a conoscerle, a prescindere dal tipo di ferita che ti caratterizza.
Conoscere una ferita significa iniziare a leggere ciò che sei, i tuoi pensieri emozioni e comportamenti alla luce di quella ferita e attraverso quella ferita.
Immagina di avere davanti un grande puzzle e di dover piano piano trovare i pezzi per comporre l’opera: avvicinare la propria ferita assomiglia un po’ a questo processo di ricerca e avvicinamento rispetto ad un qualcosa sul quale non hai mai riflettuto e che è sempre venuto fuori in automatico.
Conoscere la propria ferita ci permette, poi, di andarla ad inserire in un quadro più ampio, quello della nostra storia personale e delle nostre origini. Non siamo monadi staccate dall’ambiente e dalle relazioni, ma siamo anche e soprattutto il frutto delle nostre relazioni e del contesto in cui viviamo: ordinare i pezzi del puzzle significa, perciò, tentare di rintracciare dei collegamenti tra presente e passato, creare dei “ponti” che ci permettano di leggere il nostro presente alla luce del nostro passato.
Questo è un passaggio fondamentale che si fa in psicoterapia: ci permette di usare ciò che ci fa male oggi come “gancio” per ritornare all’origine delle nostre ferite e, qui, risanarle man mano.
Dopo la conoscenza, quindi, il passaggio successivo è quello dell’ascolto e dell’accoglienza: non basta conoscere la nostra storia e le nostre ferite per lenirle, bisogna davvero accoglierle dentro di noi dando loro voce.
Dare voce ad una ferita significa far parlare quella parte di te che sta male, che magari non ha avuto modo di farlo in passato e che adesso ha la possibilità di essere compresa e accolta. Dare voce alla ferita significa anche “passarle attraverso”, vivendo finalmente tutto il dolore che questa si porta dietro, per poi superarlo: come dico spesso, medicare una ferita brucia ma, una volta superato il momento, quella medicazione diventa l’unica possibilità di guarigione che abbiamo.
Per quanto riguarda, nello specifico, la ferita del Tradimento, posso dirti che il lavoro della psicoterapia diventa il punto di partenza fondamentale per avvicinarla e occupartene. Spesso, però, la tua stessa ferita ti rende molto difficile, se non impossibile, l’idea di rivolgerti ad un professionista. A volte, succede che sei portata/o a chiedere aiuto su invito di qualcuno a te molto vicino che arriva all’esasperazione e ti chiede di fare un percorso.
Non entro nel merito di queste dinamiche per non spostare il focus, e adesso ti invito a riflettere su alcuni punti che, magari, possono aiutarti a vedere la tua ferita e prendertene cura.
1. Rintraccia nel tuo passato delle situazioni simili a quella di malessere o difficoltà che vivi adesso. Se, per esempio, ti senti spesso minacciata/o dagli altri o vivi la vita con la sfiducia più totale nel futuro e nelle relazioni, prova a rintracciare una situazione passata dove hai provato la stessa cosa o dove hai percepito qualcun altro provare quello che provi tu oggi.
2. Fai parlare la tua ferita. Nel momento in cui hai trovato quella situazione passata che ti ha suscitato degli stati d’animo simili a quelli del presente, fai parlare la parte di te del passato provando a farle dire come si è sentita, cosa stava succedendo e, soprattutto, di cosa aveva bisogno.
3. Dai voce ai tuoi bisogni più profondi. Una volta che ti sei connessa/o con la parte ferita dentro di te permettile e permettiti di esprimere tutta la rabbia o il rammarico per ciò che le è successo. Poi prova a dire cosa la farebbe sentire meglio oggi, e cosa potrebbe aiutarla a non sentire quel disagio.
4. Guardati con compassione. In continuazione del punto precedente, nel momento in cui arrivi ad identificare il tuo bisogno profondo, che magari può essere quello di fidarti degli altri nonostante il passato, inizia ad entrare in contatto con la parte di te bambina. Quella parte che è stata traumatizzata, tradita o manipolata: guardala con comprensione e compassione. Prova, oggi, a fare un po’ tu il genitore di cui ha ancora bisogno e che le è mancato.
5. Togliti la maschera. Se sei riuscita/o a sentire davvero il dolore che ti ha accompagnato per una vita intera prova a liberartene un pochino: non hai più bisogno di proteggerti dietro la maschera della freddezza e della sfiducia.
6. Allenta il controllo. Proprio perché la tua difesa più importante è il controllo prova a lasciarlo un po’ andare. Non significa vivere all’estremo opposto perché sarebbe impossibile, ma prova a scegliere uno o più ambiti della tua vita dove sei disposta/o a mollare un pochino la presa.
7. Inizia a fidarti degli altri. Uno scoglio molto grande di chi vive questo tipo di ferita è proprio quello di relazionarsi agli altri mostrandosi per ciò che si è, senza temere di venire traditi o feriti in qualche senso. Mettiti alla prova, e metti gli altri alla prova: dai loro la possibilità di dimostrati la loro presenza, il loro interesse sincero e il loro affetto senza sabotare a priori qualsiasi relazione. Datti il permesso di ricevere dagli altri, e impara a valutare le varie Persone e situazioni man mano che si verificano senza generalizzare.
Mi rendo conto che il discorso sia molto complesso e articolato, e ho provato a condensarlo in poche pagine pur rendendomi conto di aver messo sul fuoco forse anche troppa carne.
Ti lascio due testi utili se vuoi approfondire il discorso:
“Le 5 ferite e come guarirle”, di Lise Bourbeau.
“Reinventa la tua vita”, di J. E. Young e J.S. Klosko.
Un caldo benvenuto a chi è approdato per caso su questa pagina e a chi ci è arrivato di proposito, insieme ad un grosso arrivederci a chi vorrà tornare a trovarmi.