Uno sguardo sui libri che aiutano a "liberare" il tuo potenziale
Il saggio di cui voglio parlarti oggi tratta un argomento molto interessante quanto complesso: il rapporto mente-corpo alla luce delle emozioni.
L’autrice è Erika Poli, psichiatra e psicoterapeuta milanese che riesce con la sua penna e la sua pratica a creare un ponte molto solido tra medicina, psicologia e spiritualità.
I temi trattati sono davvero molti e, per quanto sia un testo divulgativo, ha una certa complessità e ricchezza che richiede una lettura attenta e concentrata.
Pieno di riferimenti teorici presi dal mondo della medicina, delle neuroscienze, della psicologia, ma anche della letteratura, della teologia e delle discipline orientali in genere, questo libro racchiude in sé un’importante verità: siamo fatti di corpo, psiche e spirito.
E, proprio per questo, accade che la normale interazione e integrazione tra queste “entità” si interrompa per qualche motivo ed ecco che arrivano i sintomi somatici, le rigidità, i disagi esistenziali di varia natura.
E quale può essere la via regia per prenderci cura di tutto questo? Le emozioni sono il punto di unione, il sentire diventa l’unica via possibile per essere integrati e non soffrire, per connettersi con il corpo, la mente e il mondo.
Evitiamo di sentire per non soffrire, perché in apparenza crediamo che così risolviamo il problema: in realtà, il problema nasce proprio dalla perdita della capacità di sentire, dalle difese che erigiamo a protezione di noi stessi e che, forse, abbiamo imparato a costruirci in un lontano passato per farci meno male.
E attraverso le varie suggestioni ed esercizi proposti, la Poli ci dà degli spunti pratici per riconnetterci con noi stessi, per fare esperienza corporea, mentale e spirituale di noi stessi, per ri-trovarci.
3 COSE CHE HO IMPARATO LEGGENDO QUESTO LIBRO
1. Il corpo parla.
Il tema principale del testo è proprio quello della connessione mente-corpo. Per questo, una riflessione che riconfermo dalla lettura di questo libro è proprio la necessità di tornare anche al corpo, di ascoltarlo davvero, di provare a decifrare i messaggi che ci manda e che, spesso, ignoriamo.
L’autrice ci fa vedere in modo molto chiaro come molte volte è il corpo a farsi carico di un disagio che non può esprimersi in altro modo: il corpo si irrigidisce, ha dei blocchi, manifesta svariati sintomi come conseguenza della sua storia di vita.
Se, nel mio passato, ho imparato a soffocare delle emozioni e dei vissuti perché non tollerati, il corpo diventa un po’ il “ricettacolo” di questa energia, e si irrigidisce per impedirmi di sentirla o manifestarla.
Ecco che, allora, iniziare a parlare il linguaggio del corpo ci può aiutare a riconnetterci con noi stessi, con la nostra storia e con le nostre sofferenze per dare finalmente loro quella dignità che avevano perso.
2. Il sentire ci salva.
Altro apprendimento molto importante che mi porto dentro da questa lettura è quello di non aver paura di sentire. Siamo abituati a soffocare, ad evitare di sentire per non soffrire, come se il vero problema fosse questo.
Erika Poli ci fa vedere, invece, come la sofferenza e il disagio psicologico nascano proprio da questo evitamento, dalle difese che abbiamo costruito per proteggerci, per non soffrire.
Questo evitamento, però, ci fa pagare il prezzo dell’ansia, del sintomo, del malessere: se provassimo a sentire le nostre emozioni, nel corpo e nella mente, soffriremmo si. Ma questa sofferenza si trasformerebbe, sicuramente, in potenza creativa, in libertà, in fluidità dell’essere pienamente noi stessi, nel bene e nel male.
3. L’importanza del “fare spazio”.
Soprattutto attraverso le molte suggestioni che l’autrice propone di sperimentare in questo libro, ho riconfermato dentro di me l’importanza del “fare spazio”. Fare spazio inteso, in primis, come fare silenzio: se non ti fermi un attimo e non fai silenzio dentro di te non ti puoi ascoltare.
E gli esercizi proposti vanno proprio in questa direzione di raccoglimento, di ascolto del silenzio e delle suggestioni che questo silenzio può regalarci, di riconnessione.
Fare spazio, quindi, anche come “togliere le distrazioni”, il troppo che ci riempie facendo rumore: focalizzarsi, cioè, sull’essenziale, su ciò che proviamo qui e ora, sul sentire del corpo e del cuore. Togliere un po’ di pensieri intrusivi e scadenze della corsa quotidiana per fare davvero spazio a noi stessi ed accoglierci, sentendoci gli invitati speciali di questo incontro con noi stessi.
CITAZIONE PREFERITA
“L’emozione è il modo in cui l’individuo è in contatto con se stesso e con la propria visione del mondo, e questo arriva fino all’ultima delle sue cellule quale firma del DNA emotivo di ciascuna di esse. Quando dunque l’informazione, così espressa, è vera e autentica, la coerenza del sistema è massima a tutti i suoi livelli, e un sistema coerente riesce a creare armonia nella polifonia dei suoi diversi piani: mente, corpo, anima. E questo processo dipende proprio dall’esperienza viscerale dell’emozione, dalla capacità di sperimentarla, in modo diretto e profondo, nel dentro di se stessi”
Un caldo benvenuto a chi è approdato per caso su questa pagina e a chi ci è arrivato di proposito, insieme ad un grosso arrivederci a chi vorrà tornare a trovarmi.