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Liber-ando "I no che aiutano a crescere"

Uno sguardo sui libri che aiutano a "liberare" il tuo potenziale


Testo ventennale ormai diventato un classico nel mondo dell’educazione, questo libro di Asha Phillips parla dei limiti e del significato della parola “no” nel rapporto genitori-figli.

Come la stessa autrice sottolinea più volte, non è una raccolta di “ricette magiche” su come dire di no in modo efficace, ma è una riflessione a mio avviso molto ricca proprio sul senso del dire no ai nostri figli.

Questo ci permette di trovare il nostro significato all’interno della nostra vita e nel nostro caso specifico, anche grazie alle diverse vignette cliniche presenti e al fatto che il discorso sui limiti con i nostri figli sia trattato dividendolo nelle diverse fasi della crescita.

Passiamo, infatti, dal senso del limite nel bambino piccolo, per arrivare alla valenza del no per un bimbo in età prescolare, fino ad arrivare all’età scolare e all’adolescenza.

Mi colpisce molto il fatto che nel testo non ci siano regole rigide e definite, ma che si lascino solo degli spunti “liberi” che possiamo adattare alla fase di vita che stiamo attraversando sia noi che i nostri figli.

Inoltre, viene dato anche grande rilievo alla coppia genitoriale e all’importanza della condivisione di un progetto educativo comune nella crescita dei figli.

Un libro, tutto sommato, semplice e attuale anche a distanza di tanti anni, che secondo me lascia tra le righe un messaggio importante: puoi essere coerente e “serena/o” nel dire qualche no se hai interiorizzato questa cosa dentro di te, e se sei “in pace” su questa questione. Quindi, tanto per cambiare, la prima e più importante messa in discussione è proprio quella interiore del genitore che si rapporta al proprio figlio giorno dopo giorno.

 

 

3 COSE CHE HO IMPARATO LEGGENDO QUESTO LIBRO

 

 

1. Il limite come sicurezza.

 

Primo aspetto che mi porto dietro dalla lettura del testo è proprio il fatto che per un bambino i limiti sono come dei “cancelli” all’interno dei quali si sente al sicuro.

E’ normale che il no o il limite venga vissuto male dai figli e, in base anche al livello di sviluppo, può causare reazioni di varia natura ma, soprattutto per un bambino che sta costruendo la sua identità, avere un “confine” definito contribuisce a creare un proprio equilibrio interno e una personale capacità di regolazione.

Il limite, poi, verrà nel tempo interiorizzato, e dall’essere un qualcosa di imposto dall’esterno si trasformerà in un importante processo interno.

 

2. Se dici no non sei cattiva/o.

 

Il discorso sui no e i limiti mette tanto in discussione noi genitori, facendoci sentire a volte cattivi, impotenti, incoerenti, insicuri. Da un lato vorremmo dare tutto l’amore possibile ai nostri figli e pensiamo che essere sempre accoglienti e tolleranti abbia un po’ questa funzione.

Dall’altro, restiamo delusi e frustrati tutte le volte che abbiamo la sensazione che i nostri figli ci tengano “in pugno” e che siano loro a dettare legge quando dovrebbe essere un po’ il contrario.

Quello che arriva forte e chiaro da questa lettura è proprio il fatto che, paradossalmente, proprio dire qualche no dimostra l’amore che hai per tuo figlio, la tua cura e la tua attenzione per il suo benessere e il suo equilibrio interiore.

Questo, però, è possibile solo se tu stessa/o fai un lavoro interno di accettazione della frustrazione, dell’impotenza, della sensazione di essere cattiva/o: nel momento in cui crederai davvero che stai contribuendo alla crescita sana di tuo figlio, potrai dire un no con calma, integrità e coerenza.

Questa “pacificazione”, senza dubbio, arriverà anche a tuo figlio e, anche se non sempre sarà facile, nel tempo il limite diventerà parte normale ed importante della relazione educativa che creerai con tuo figlio.

 

3. Il limite come opportunità per sviluppare le proprie risorse.

 

Una riflessione molto importante che mi porto da questa lettura è un qualcosa che mi dà un grande senso di speranza e rassicurazione: possiamo provare a leggere il limite come una sorta di opportunità che diamo ai nostri figli?

So che vista così sembra una cosa un po’ assurda ma, se ci pensi, dire qualche no permette in qualche modo una sorta di riorganizzazione nel tuo bambino.

Dopo la protesta iniziale, una volta che si comprende che quel limite esiste e non si può spostare, il bambino inizierà per forza di cose a ridefinire chi è e cosa può fare in base a questo limite: questo può davvero aprire i canali della creatività, delle risorse personali utili a gestire una frustrazione e fondamentali per la crescita.

Detto in altri termini, se eviti qualsiasi frustrazione a tuo figlio dicendo sempre si o passandogliele sempre tutte, come farà poi a rispondere in maniera adeguata alle frustrazioni che, per forza maggiore, incontrerà nella vita?

Quindi, se la vediamo così, il limite è un grande dono che fai a tuo figlio, perché gli dai la possibilità di tirare fuori le risorse che possiede e di scoprirne di nuove.

 

 

 

  

CITAZIONE PREFERITA

 

 

 “Penso che non dicendo di no al momento giusto rischiamo di sottrarre possibilità e risorse a noi stessi e ai nostri cari; ci limitiamo troppo, non esercitando i nostri “muscoli emotivi”. Un no non è necessariamente un rifiuto dell’altro o una prevaricazione, ma può invece dimostrare la fiducia nella sua forza e nelle sue capacità”

 

 

 

 

Un caldo benvenuto a chi è approdato per caso su questa pagina e a chi ci è arrivato di proposito, insieme ad un grosso arrivederci a chi vorrà tornare a trovarmi.