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Liber-ando "Vivere momento per momento"

Uno sguardo sui libri che aiutano a "liberare" il tuo potenziale


Come forse già sai, John Kabat-Zinn è una figura di riferimento nel campo della Mindfulness.

Da molti anni ha creato un approccio basato sulla meditazione che viene usato in tutto il mondo per lavorare sullo stress, le malattie organiche, ma anche per tutta quella sfera di “dolore emotivo” che ha a che vedere con i più diffusi problemi di ordine psicologico.

Il libro in questione è molto datato, ma di recente Kabat-Zinn ne ha modificato e ampliato alcune parti rendendolo attuale e ricco di spunti sia pratici che teorici sul tema della meditazione.

Posso definire la lettura di questo testo “densa” sotto molti punti di vista. Gli argomenti trattati sono davvero tanti e sfaccettati, infatti andiamo dalla pratica della consapevolezza vera e propria a tutta una serie di importanti riflessioni sul rapporto mente-corpo-malattia, passando per degli approfondimenti molto interessanti sullo stress e sul modo in cui incide sul corpo e la mente.

Non posso definirlo un saggio di psicologia, anche se potrebbe esserlo; né un saggio di medicina, anche se potrebbe esserlo: infatti, mette insieme talmente tante nozioni di interesse attuale sul tema dell’equilibrio mente-corpo che leggerlo è interessante, ma richiede anche molta pazienza e attenzione per la mole di argomenti che tratta.

Non ti voglio scoraggiare per questo, attenzione! Del resto, a mio avviso lo stile narrativo è abbastanza discorsivo e semplice, ma va da sé che quando si affrontano degli argomenti complessi per forza di cose anche la trattazione lo diventa un pochino.

Il bello di questo libro è che puoi leggerlo a diversi livelli di complessità: banalmente, potresti fermarti solo alla prima parte dove sono spiegati tutta una serie di esercizi di meditazione, oppure andare ad approfondire solo le parti teoriche successive se vuoi ragionare di più sul rapporto mente – corpo e su come lo stress incida tanto su questo.

Un libro molto interessante, da leggere con calma e senza correre, proprio per metabolizzare i concetti che ci vengono donati. Utile sia per chi è bianco di meditazione che per gli esperti, è un ottimo manuale sulla consapevolezza e può aiutarti tantissimo a riflettere sull’importanza della consapevolezza di te attimo dopo attimo, oltre che sulla bellezza del sentirsi connessi con se stessi e il mondo quando si vive il presente.

 

 

3 COSE CHE HO IMPARATO LEGGENDO QUESTO LIBRO

 

 

1. La consapevolezza come relazionalità.

 

Nell’immaginario comune chi medita si isola dalla realtà: non so se ti ritrovi, ma credo che alla parola meditazione la maggior parte delle Persone possa associare l’immagine di un monaco buddista con gli occhi chiusi, seduto in mezzo al niente.

In realtà, la pratica della consapevolezza lascia esattamente l’opposto: Kabat-Zinn ci fa, infatti, riflettere, su quanto l’atto del meditare sia relazionale. Quando pratichi la consapevolezza, entri in profonda relazione con il tuo corpo, la tua mente, le tue emozioni, i tuoi pensieri, ma anche e soprattutto con tutto ciò che ti circonda.

In questo senso, essere consapevoli significa essere presenti e, quindi, in contatto e in relazione con la nostra realtà interna ed esterna: questa, se ci fai caso, è una grande rivoluzione perché va a mettere in discussione profondamente quell’immagine di isolamento della meditazione che, in realtà, non è proprio calzante con il concetto di consapevolezza.

 

2. Lo stress come “resistenza” per allenare il “muscolo” della tua consapevolezza.

 

Altra verità importante che mi porto dietro dalla lettura del testo è proprio la non “demonizzazione” dello stress. Mi colpisce molto che l’autore parla dello stress come di una sorta di opportunità per mettersi in gioco: un po’ come dire che una situazione non è stressante in sé, ma lo diventa sulla base di come noi la leggiamo.

E se iniziamo ad abbracciare la condizione di stress, esercitando su di essa la nostra consapevolezza, la useremo come una sorta di “resistenza” fisiologica che ci serve per allenare, appunto, il muscolo della nostra consapevolezza.

Detto in altri termini, più stress vivi più avrai occasione di allenare la tua consapevolezza e, se leggi lo stress come una sfida e non come una catastrofe, lo sopporterai molto più facilmente.

Vedere lo stress come una resistenza utile per allenarci dà anche l’idea del fatto che la pratica della consapevolezza sia un processo in divenire, non dato a priori. Un po’come quando andiamo in palestra, vedremo dei miglioramenti facendo e rifacendo gli esercizi per un certo periodo di tempo. E, più ci alleneremo, più affineremo le nostre capacità in merito.

 

3. La consapevolezza non è solo pensiero.

 

Altro aspetto che mi porto dietro da questa lettura è il fatto che parlare di consapevolezza non voglia dire solo parlare di pensiero: spesso si fa l’errore di vedere la meditazione come una pratica che “allontana” i pensieri, che ha la funzione di creare una sorta di “nulla interiore”.

In realtà l’essenza della consapevolezza è proprio quella della presenza: presenza che vuol dire contatto con i propri pensieri, ma anche con i propri sensi, le proprie emozioni, il proprio corpo.

In tal senso, non parliamo solo di consapevolezza rispetto ai pensieri che affollano la nostra mente e che, tramite la meditazione, andiamo a far fluire senza legarci ad essi, ma anche di presenza rispetto a tutta la dimensione del nostro sentire che va oltre la razionalità del pensiero.

Parliamo di presenza come modo di essere e, proprio per questo, siamo presenza non solo quando pensiamo, ma anche quando sentiamo le nostre emozioni, recepiamo e ascoltiamo i messaggi che arrivano dal nostro corpo, siamo sintonizzati con la realtà esterna a noi.

 

 

CITAZIONE PREFERITA

 

“Il buono è enorme – a mio avviso grande abbastanza per permetterci di affrontare il brutto e il cattivo, il difficile e l’impossibile – e non si trova solo all’esterno, ma anche all’interno. La pratica della consapevolezza implica il trovare, riconoscere e utilizzare la parte di noi che è già OK, già bella, già integra in virtù del nostro essere umani, e attingere a essa per vivere la nostra vita come se davvero importasse il modo in cui ci rapportiamo a tutto ciò che ci viene incontro, qualsiasi cosa sia”

 

 

 

 

 

 

Un caldo benvenuto a chi è approdato per caso su questa pagina e a chi ci è arrivato di proposito, insieme ad un grosso arrivederci a chi vorrà tornare a trovarmi.