Uno sguardo sui libri che aiutano a "liberare" il tuo potenziale
Il libro di cui voglio parlarti in questo post tratta un argomento complesso che, spesso, viene erroneamente relegato al campo della spiritualità: mi riferisco al tema del perdono, e a tutte le varie sfaccettature che questo porta con sé.
Potremmo definire questo manualetto un’opera “trasversale”.
Trasversale nel senso che non mi sento di dire che sia propriamente un testo di psicologia, anche perché tratta il tema del perdono da diverse angolazioni che strizzano l’occhio al mondo della filosofia, della religione e della sociologia.
Daniel Lumera, l’autore, è un formatore che tiene diversi corsi sulla crescita personale e la meditazione in giro per il mondo, e ha anche creato un metodo strutturato per lavorare sul perdono, fondando addirittura una Scuola Internazionale del Perdono (I.S.F.).
Ora, al di là di questi “movimenti” o pratiche varie che potrebbero anche lasciare il tempo che trovano, ho scelto di proporti questo testo non tanto per i “passi” specifici che l’autore propone per intraprendere un cammino personale sulla via del perdono, quanto per alcuni spunti interessanti che potrebbero essere utili all’interno delle nostre relazioni.
Do senza dubbio il merito all’autore di aver reso fruibile a tanti dei concetti anche molto complessi e, soprattutto, di aver esteso il discorso sul perdono ad un campo non solo religioso. Il testo è di facilissima lettura, anche se, a mio avviso, per essere compreso a fondo va “meditato” e digerito pian piano.
Non mancano, infatti, diversi spunti pratici e “inviti” all’azione che si possono rivelare davvero utili e di supporto in situazioni di difficoltà relazionali dove sono chiamate in causa fiducia, tradimento, violenza o delusione.
Il vero cambio di prospettiva che emerge dalla lettura è proprio una sorta di “spostamento dell’attenzione” da chi ha commesso un qualche errore e dovrebbe essere perdonato a chi, invece, perdona.
E questo, come mostrato nel testo, determina una rottura della dipendenza relazionale (anche solo dalla rabbia o dal risentimento verso chi ci ha ferito …) che porta libertà e potere personale in abbondanza.
Infatti, l’aspetto della scelta e della responsabilità personale in fatto di perdono è davvero molto sottolineato, facendo sentire chi legge artefice di ciò che ha vissuto e, soprattutto, artefice di come reagirà alle “offese” subite.
Quindi, possiamo definirlo un libro che parla essenzialmente di relazioni: non solo di coppia o genitoriali (per cui, secondo me, è molto adatto), ma proprio sociali in genere: e mi colpisce come l’autore provi a dare una chiave di lettura del tema molto ampia, che rivela quella che potremmo definire una sua “missione sociale” di ben-essere e connessione nei confronti di tutto il genere umano.
3 COSE CHE HO IMPARATO LEGGENDO QUESTO LIBRO
1. Cerca prima dentro di te.
Questo concetto è ribadito in vario modo lungo tutto il testo: il perdono deve essere una scelta consapevole e responsabile ma, soprattutto, attiva. Attiva nel senso che chi decide di “lasciare andare” ciò che è stato non lo fa da vittima sacrificale, impotente e sottomessa.
Anzi, come più volte sottolineato nel testo, perdonare non significa dimenticare l’offesa e fare come se nulla fosse: significa ricordare per bene quello che si è ricevuto e, proprio perché lo si ricorda, decidere di fare un grande atto d’amore donando se stessi in maniera attiva.
Mi è rimasto tantissimo il concetto di perdono come “dono potenziato”, quindi come una sorta di regalo che facciamo a noi stessi nel momento in cui lo facciamo all’altro. E questo significa guardarsi prima dentro, sentire fino in fondo il dolore o la delusione per quello che abbiamo ricevuto ma, e qui è il difficile, andare oltre.
Andare oltre leggendo il nostro atto di perdono come un gesto di profondo rispetto verso noi stessi e il nostro ben-essere: perché se accettiamo che l’altro può sbagliare e lo perdoniamo, permettiamo anche a noi stessi di sbagliare e di poterci sentire ugualmente amati e accettati così come siamo.
2. Integra le polarità.
In linea con il punto precedente, se il perdono deve essere un’azione attiva e volontaria, all’interno del mio perdonare devo imparare anche a leggere dove sta la mia responsabilità. E’ spesso facile vedere il “carnefice” come l’assoluto e unico responsabile e, certo, spesso è così: ma il cambio di prospettiva che Lumera ci regala è un po’ quello del provare a vedere che responsabilità abbiamo avuto noi nella faccenda.
Siamo solo vittime impotenti nelle mani del nostro aguzzino? E, ancora, non abbiamo forse la responsabilità di ciò che sentiamo e pensiamo? Probabilmente è vero che siamo “vittime” ma, se andiamo a vedere l’altro lato della medaglia, la responsabilità delle nostre risposte, dei nostri pensieri e dei nostri comportamenti è solo nostra.
Integrare le polarità vuol dire, allora, vedere con onestà ciò che ci ha ferito, ma anche provare a vedere qual è la nostra posizione in tutto questo e dove risiede la nostra responsabilità. Questo, tradotto, diventa un “perdono te per, ma perdono anche me per”.
3. Realizza l’ottava superiore.
Ultimo punto che credo possa essere utile per la crescita personale in genere, e non solo per il tema del perdono, è quello dell’ottava superiore. Lumera fa l’esempio delle ottave del pianoforte, facendoci vedere come in alcuni punti dell’ottava manchino i tasti neri, quindi è presente l’intervallo di un semitono invece del solito tono.
Questo, tradotto al nostro vivere quotidiano, vuol dire che dopo l’inizio di una qualche esperienza abbiamo fisiologicamente un momento “sottotono” che, però, prepara l’ascesa (quindi il miglioramento o il risultato), per poi mantenersi per un po’ fino a ritornare ad uno stato di sottotono, necessario per ripetere il processo e aumentare di ottava.
E il perdono viene descritto proprio in questi termini: cioè, è nel momento in cui mi sento vicina/o e appagata/o perché mi sono riconciliata/o con quella data Persona (anche solo dentro di me) che devo andare oltre “potenziando” la mia relazione con il mondo in genere. Se aspetto di ritrovarmi in un periodo di difficoltà o calo dell’entusiasmo potrebbe essere più complicato far crescere la mia relazione o fare dei passi avanti.
Quindi, quello che rimane leggendo il testo è proprio il monito a non adagiarsi sull’appagamento di un momento di prosperità ma, anzi, di usare quel momento positivo per crescere di un’ottava, cioè per migliorarsi, per trovare nuovi significati nella propria vita.
In questo modo sarà molto più facile crescere, e si proverà meno fatica di quella che sperimenteremmo in un momento di down, dove dobbiamo recuperare tutte le forze disponibili per rialzarci.
CITAZIONE PREFERITA
“La regola della proiezione ti spinge a trovare in te ciò che senti mancare all’esterno: se tu non senti amore è perché non ne stai dando, se non senti gioia è perché non porti gioia.
In effetti questo modo di vivere le cose ti sospinge a cercare profondamente dentro di te senza scaricare la responsabilità all’esterno; cercando dentro puoi scoprire una cosa molto importante: che l’origine vera di ogni cosa è interiore”
Un caldo benvenuto a chi è approdato per caso su questa pagina e a chi ci è arrivato di proposito, insieme ad un grosso arrivederci a chi vorrà tornare a trovarmi.